Dare una definizione di poesia, o sceglierne una tra le migliaia che sono state tentate, non è difficile. È impossibile. Perché la poesia attiene sicuramente alle categorie dell’ineffabile, dello sfuggente, del non replicabile, dell’indicibile.
Eppure la poesia sa essere anche di una concretezza spietata: quando si manifesta lo fa con naturale prepotenza, chiama, vuole essere riconosciuta e si impone come un bisogno primario, prima ancora che come un piacere. Non va capita, e forse nemmeno recitata; va detta, urlata, masticata, vissuta, ascoltata con il corpo… parla ad ognuno con una voce diversa e l’unica maniera di goderla è sentirsela dentro, accoglierla e vedere “l’effetto che che fa”.
Come la musica, sua stretta parente, è capace di rapire, commuovere, carezzare e lacerare… capita che crei una salutare dipendenza.
Questo però succede raramente a scuola, dove tradizionalmente viene presentata secondo prassi e metodi che ne hanno fatto una pratica noiosa, svuotata della grande energia che invece possiede e può trasmettere.
Il laboratorio che proponiamo, interattivo ed esperienzale, vuole invece offrire suggestioni che aiutino i partecipanti ad elaborare percorsi originali di scoperta ed esperienza del poetico, sperimentando prima di tutto su se stessi la potenza, gli echi, gli innumerevoli significati e valori, che si possono trovare nei versi dei poeti, in maniera da poterli restituire vivificati ai propri alunni, di qualunque classe ed età.
Questo cercheremo di fare (e soprattutto di far fare ai partecipanti) anche con l’aiuto di filmati, brani musicali, esercizi motori, espressivi e di rilassamento che prevedano il coinvolgimento di tutti e di ciascuno.
Partiremo dai classici, e chi più classico di Dante, perché un classico è qualcosa che attraverso vie spesso indirette ci porta al cuore, alla radice, di aspetti della nostra umanità talmente basici che valgono sempre e ovunque. Un classico può quindi essere riscoperto da tutte le generazioni, e a qualsiasi età, come fosse stato appena scritto, possiede una tale forza ed evidenza che, come i miti, diventa paradigma comportamentale ed alfabetizzatore universale…
Ma un classico non è per questo qualcosa di didascalico e pedante, perché mantiene anche, nei suoi innumerevoli sottotesti, una grande percentuale di ambiguità, segreto e mistero, che lo rendono sfuggente come un’ anguilla sotto un sasso di fiume. Quanto più si cerca di inchiodarlo ad un significato univoco tanto più ci si accorge che è fuggito avanti, lontano, oltre… nuovamente nuovo.
Per questo ogni alunno, ogni insegnante, ogni persona, può scavare all’infinito in questa miniera e interpretarla e tradurla… e tradirla, alla ricerca del messaggio in bottiglia a lui destinato e che in quel momento gli possa servire.
Perché, come dice Troisi nel Postino di Neruda: “…la poesia non è di chi la scrive, è di chi ne ha bisogno…”
Il curricolo, del quale presenteremo alcuni sommari esempi, quindi non è inteso come un percorso in linea retta, ma una spirale che torna più e più volte sugli stessi vissuti emotivi e cognitivi per acquistare una sempre maggiore profondità; non un cammino solitario, ma un percorso costantemente attento alla dimensione collettiva dell’apprendere, secondo la consuetudine che accomuna il modo di lavorare degli insegnanti della nostra scuola: la pratica della didattica laboratoriale, come strumento per la costruzione attiva e condivisa dei saperi.
Allo stesso modo, in questo incontro di formazione, ai partecipanti verranno proposte attività da svolgere in piccolo gruppo o collettivamente, per sperimentare e riflettere insieme sui percorsi di apprendimento da proporre agli alunni.
Per una positiva effettuazione del laboratorio saranno necessari un ambiente ampio, libero da mobili, un impianto di proiezione e uno audio, alcuni ambienti per i lavori di gruppo.
Oltre alla voglia di tutti i partecipanti di coinvolgersi, divertirsi, sorprendersi…